Già il debutto “Dream” (2015) aveva segnalato la composita attitudine pianistica di Gianluca Piacenza, non circoscritta al semplice minimalismo, ma tale da elevare la semplicità delle note scandite dal suo strumento ad artefice di affascinanti spazi sonori ed emozionali. Tale attitudine è significativamente amplificata in “The Road To Home”, nel corso delle cui undici tracce l’artista emiliano marca l’accento sugli aspetti intimistici e cinematici delle proprie composizioni, a cominciare dal contesto notturno nel quale i compassati flussi di note sono stati catturati, attraverso semplici dispositivi analogici.

Con la sola eccezione dell’arrangiamento per quartetto d’archi di “Angels”, il pianoforte è protagonista assoluto del lavoro; si tratta però di un protagonista discreto, che in sordina dispensa ricami melodici aggraziati e riflessivi, che in particolare nei tre brani di lunga durata (“Dark Light”, “Shades Of My Life” e “Unsaid Truth”, tutti oltre i nove minuti), trovano l’ampiezza necessaria per dispiegare la pacata introspezione della relazione tra artista e strumento.

Nei tre anni trascorsi da “Dream”, Gianluca Piacenza sembra dunque aver ulteriormente affinato la propria sensibilità di approccio al neoclassicismo pianistico, interpretato secondo modalità ben distanti dal diffuso manierismo, anzi discendenti da una rimarchevole personalità nel dosare filigrane armoniche e ovattate sospensioni in punta di dita.